Artémat- successo calabrese - intervista de LaC News24

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Startup e università binomio vincente, la storia dell’impresa cosentina che ha fatto della formazione un “gioco”

 
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Nata nel 2005 a Rende, Artemat vede il coinvolgimento di alcuni docenti dell’Unical. Ha creato un software di simulazione che aiuta gli studenti a imparare e le aziende ad assumere

Dalla grammatica alla pratica, o meglio come applicare lo strumento dell’azione alla pura teoria. Su questa intuizione è nata Artémat, una start up che rappresenta un unicum in Calabria, ed è una delle poche in Italia ad applicare il concetto di “gaming” alla formazione e selezione del personale. Tutto è nato nel 2005, quando Domenico Ielasi (Ingegnere Gestionale), Francesco Scarcello (prorettore Unical) e Fabrizio Scarcello, purtroppo scomparso prematuramente, capiscono che la formazione attraverso simulazioni ad hoc, poteva essere la chiave vincente per un’azienda che a queste latitudini non esisteva. In fondo, saper annusare il futuro è il settimo senso che serve per avere successo in un mondo che corre con le ali ai piedi. E avevano ragione. L’azienda ha visto e vede il coinvolgimento di docenti dell’Unical (in passato anche l’attuale Rettore Nicola Leone ne faceva parte). Oltre a Ielasi e Scarcello, gli altri soci fondatori sono Maria Maletta (Ingegnere Gestionale), Gianluigi Greco (direttore del Dipartimento di Matematica e Informatica) e Gianpaolo Iazzolino (professore associato Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale). Nel tempo si è creato un team operativo che ad oggi è formato da Tommaso Terenzio (project manager), Maica Giulia Apa (project manager), Angelo Mendicelli (Ingegnere Informatico), Paola Guarasci (Informatica) e Anna Sardone (Graphic and Web Designer).

Artémat collabora attualmente con molte università italiane e straniere, tra cui la Toyo University di Tokyo e l’Università SUPSI di Lugano. In passato, ha collaborato con l'’Università di Houston, l’Università Algebra di Zagabria e l’Università di San Gallo ed è, ad oggi, partner del progetto europeo RES4CITY (www. res4city. eu) che si pone l’obiettivo di incrementare lo sviluppo di energie rinnovabili e di tecnologie sui combustibili, promuovendo la sostenibilità e la circolarità e implementando innovativi programmi formativi, utilizzando anche gli elementi del gaming. A spiegarci i meccanismi di un’impresa di successo, che vede tra i suoi clienti marchi come Poste Italiane, Amplifon, Pirelli, Unicredit, Manpower e Adecco, è Tommaso Terenzio.

Applicare il gaming alla formazione, scelta e valutazione del personale, mi spieghi meglio.

«Il gaming è l’applicazione di elementi di “gioco” a contesti professionali. In realtà, il termine nella sua accezione ludica non è corretto, noi aiutiamo gli studenti a formarsi e le aziende a scegliere i candidati più adatti, attraverso una piattaforma di simulazione».

È un software originale?

«Assolutamente sì. È nato ed è stato sviluppato proprio qui da noi ed è anche molto richiesto. Abbiamo avuto anche richieste dal Giappone, che è la patria della tecnologia».

Partiamo dalla formazione, come si usa il vostro sistema?

«È un punto di inizio corretto, perché noi siamo nati con l’obiettivo formativo, solo in seguito ci siamo aperti anche alle aziende private. Dunque, diciamo che in un corso si chieda il nostro aiuto. Noi diamo al docente, formato a sua volta, le credenziali per far accedere gli studenti alla piattaforma. Lì, divisi in team, simuleranno la vita e la gestione di un’azienda virtuale, dovranno prendere decisioni, progettare, capire come affrontare le difficoltà e capire come superarle».

Un gioco di simulazione insomma.

«È un sistema nato molto tempo fa nei Paesi anglosassoni, che porta a risultati sorprendenti soprattutto per la modalità di apprendimento. Dopo aver imparato la teoria, qui gli studenti si trovano ad applicarla, a dover interagire, sviluppare spirito di gruppo e una sana competizione».

Ma ogni gioco ha un vincitore.

«Com’è giusto che sia, quindi sì, alla fine il sistema calcolerà tutte le azioni, e decreterà il migliore».

E per le aziende?

«Chi si rivolge a noi cerca strumenti nuovi e innovativi per poter selezionare il personale o valutare le performance. In questo senso non ci sostituiamo certo a dinamiche consolidate, come i colloqui preliminari, ma andiamo a rendere più smart la parte dell’osservazione per permettere alle imprese di capire chi, tra i candidati proposti, ha più spirito di leadership, chi è portato più alle mere esecuzioni, chi riesce a collaborare proficuamente col gruppo di lavoro. Inoltre, siamo stati i primi a digitalizzare una delle prove più utilizzate nei processi di selezione del personale, in gergo chiamata “In Basket”, che noi abbiamo battezzato “Web InBasket”, oltre a registrarne il marchio».

Siete dei “gamer”?

«Ci piace definirci artigiani innovatori».

di Alessia Principe - LaC News24 - 13 maggio 2023

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